L’industria manifatturiera è oggi chiamata a ripensare il proprio approccio con l’ambiente e l’innovazione, coniugando l’utilizzo delle nuove tecnologie con la valorizzazione delle relazioni umane, all’interno di nuovi modelli di business capaci di generare impatti positivi per l’intera società.
Tra tutti, il settore del tessile è forse quello che più necessita di un cambiamento nei processi produttivi e distributivi, nell’ottica di instaurare un modello di economia circolare. Ciò vuol dire che, ad esempio, invece di immettere un numero crescente di prodotti sul mercato (che esaurito il loro ciclo di vita vengono gettati senza poter essere smaltiti), ciascun comparto gestisce le risorse in maniera più consapevole e attenta agli impatti generati, a partire dalla scelta e produzione delle materie prime fino al recupero e riutilizzo del prodotto che ha esaurito il suo ciclo.
Per fare ciò è fondamentale rafforzare la comunicazione e la collaborazione tra i diversi stakeholder, promuovendo ecosistemi aperti alla creatività e allo scambio di idee e conoscenze, in un contesto di apprendimento continuo.
L’Unione Europea è da tempo impegnata nel portare avanti la trasformazione del settore manifatturiero e del fashion, promuovendone la sostenibilità economica e sociale attraverso il finanziamento di numerosi programmi a livello Europeo e Internazionale.
In questo quadro, si colloca il progetto Open Factory (Supporting innovation platforms and gene rating socio economic and open access opportunities for enterprise, research and innovators’ ecosystem in Egypt), progetto di cooperazione internazionale co-finanziato dal programma Europe Aid,che a partire dal prossimo anno avvierà un percorso di formazione pilota in Egitto.
L’iniziativa è rivolta a piccole e medie imprese, artigiani e imprenditori del settore manifatturiero del tessile e della pelle, insieme a innovatori digitali e sociali, makers e startuppers. Un percorso di capacity building basato su economia circolare, innovazione sociale e tecnologica, imprenditorialità e design thinking,che sarà costruito grazie ad un gruppo di lavoro interazionale di cui fa parte anche la Link Campus University.
Il progetto, iniziato quando l’Italia era in pieno lockdown a causa della pandemia di Covid-19, è comunque riuscito ad ottenere buoni risultati, presentati durante il secondo Meeting Internazionale svoltosi lo scorso 21 ottobre in modalità doppia, ossia in presenza per i partner egiziani e via piattaforma online per i partner italiani.
Nella prossima fase del progetto avrà inizio il percorso formativo, che, oltre alla didattica a distanza, prevede anche quella in presenza, con l’adozione di modalità innovative di insegnamento basate su co-creazione e learning by doing, una strategia di apprendimento che si sostanzia attraverso l’azione (il fare), ossia mettendo in pratica e facendo esperienza diretta di ciò che deve essere appreso.
Le potenzialità messe in campo dal progetto per avviare un reciproco percorso di sviluppo sostenibile nell’industria del fashion, che metta in contatto diverse realtà a livello internazionale, sono molte. Le sfide da affrontare sono altrettante, non ultima la possibilità di tornare a viaggiare per svolgere le attività previste in loco, ma confidiamo nel fatto che creatività e collaborazione siano le chiavi per andare oltre i limiti del presente.