È uscito il 27 maggio sulla rivista scientifica “Nature Astronomy” un nuovo studio che segna un importante avanzamento delle conoscenze scientifiche sul pianeta Venere.
L’articolo scientifico intitolato “Evidence of Ongoing Volcanic Activity on Venus Revealed by Magellan radar” è stato scritto da Marco Mastrogiuseppe, Professore Associato dell’Università degli Studi LINK, insieme a Davide Sulcanese e Giuseppe Mitri dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara.
Le ricerche scientifiche condotte hanno portato a confermare che il vulcanismo su Venere è ancora attivo. Gli autori dello studio, attraverso un’analisi dettagliata delle immagini radar ottenute durante la missione Magellan negli anni Novanta, hanno individuato nuovi flussi di lava, concentrati principalmente sul fianco occidentale del vulcano Sif Mons e sulla pianura vulcanica conosciuta come Niobe Planitia. Durante l’analisi dei dati radar, è stato rilevato un aumento anomalo del segnale nelle aree vulcaniche.
Grazie all’utilizzo di strumenti e tecniche avanzate che non erano disponibili trent’anni fa, è stato possibile individuare queste anomalie, che si manifestano come flussi lungo pendii o pianure vulcaniche e possono deviare intorno a ostacoli come vulcani a scudo.
Dopo un’attenta considerazione e l’esclusione di altre possibilità, gli studiosi hanno confermato che le variazioni osservate del segnale radar sono attribuibili a nuovi flussi di lava avvenuti durante i due anni di osservazione della sonda Magellan.
Questa scoperta non solo avanza la nostra comprensione dell’attività vulcanica su Venere, ma ci fornisce anche preziose informazioni sulla geologia del pianeta e la sua evoluzione all’interno del sistema solare.
Le future missioni come VERITAS, risultato di una collaborazione diretta tra NASA e ASI in cui il Prof. Marco Mastrogiuseppe è direttamente coinvolto, esploreranno in dettaglio la superficie di Venere utilizzando tecnologie radar avanzate. I nuovi strumenti radar ad alta risoluzione consentiranno di ampliare significativamente la nostra comprensione dell’attività vulcanica venusiana, raffinando le tecniche di analisi impiegate con successo nello studio citato.
La sorprendente scoperta è stata diffusa in un comunicato stampa sia dall’Agenzia Spaziale Italiana che dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, insieme a Nature Astronomy.