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Il Parlamento europeo e la democrazia alla prova dei venti di guerra

Il Parlamento europeo e la democrazia alla prova dei venti di guerra_14.3.2022

La crisi attuale per l’Europa è un momento per realizzare obiettivi fondamentali anche attraverso la riforma dei Trattati europei, scrive Giorgio Grimaldi.

La devastante invasione russa dell’Ucraina impone riflessioni e azioni chiare da parte dell’Unione europea per affrontare la crisi profonda di un sistema di relazioni internazionali consunto e precario e fonte di instabilità e incertezza, forse come mai prima dalla Seconda guerra mondiale. Nella sessione plenaria straordinaria del Parlamento europeo tenutasi a Bruxelles è stata votata con una maggioranza molto ampia una risoluzione comune di condanna dell’aggressione russa chiedendo forti sanzioni ed anche l’invio di armi difensive all’Ucraina. Il Parlamento però ha potuto solo esprimere un auspicio. Oltre alle sanzioni urgono la volontà e la capacità paziente e ferma di trovare soluzioni bloccando estremismi, violenze, propaganda.

La mancata riforma delle Nazioni Unite e di un accordo sulle regole fondamentali di un ordine internazionale pacifico e cooperativo sta facendo riemergere anche per il continente europeo il pericolo della guerra e della violenza prodotte da tendenze nazionalistiche e da poteri autoritari in assenza di organizzazioni dotate di poteri a livello regionale e globale per contrastare le violazioni del diritto internazionale e della convivenza pacifica tra i popoli e gli Stati. In questo scenario globale, dove le contrapposizioni si sono incancrenite e dove guerre spesso dimenticate continuano a martoriare ampi territori e comunità, ricorrendo anche a mezzi sofisticati tipici delle nuove guerre ibride (ad esempio le violazioni della cybersicurezza), è del tutto evidente l’ancor fragile costruzione europea basata sui trattati comunitari. Benché, infatti, l’Unione europea rappresenti l’esempio più avanzato al mondo di organizzazione sovranazionale e di integrazione regionale, essa è ancora priva di poteri efficaci che la rendano capace di agire come attore globale: non esistono ancora una politica economica, fiscale ed estera uniche e il Parlamento europeo non può decidere su questioni di politica estera, né fiscale, né sulle risorse proprie dell’Unione. Competenze importanti sono di fatto sottratte alla sovranità popolare europea – della quale il Parlamento europeo è legittimo rappresentante in quanto eletto a suffragio universale dai cittadini europei – e riservate all’azione intergovernativa degli Stati che si rivela inefficace poiché bloccata dal veto in quanto su tasse, politica estera, gestione del processo migratorio e risorse proprie una decisione può essere assunta soltanto all’unanimità.

Anche le forze politiche europee, gli europartiti e i gruppi politici del Parlamento europeo, pur avendo rinforzato il loro ruolo, non riescono ancora ad assumere un peso decisivo nell’orientare l’Unione europea che continua ad essere un “oggetto politico non identificato” come sosteneva Giuliano Amato, un ibrido prezioso ma incompiuto, in un processo federativo frenato da interessi particolari e nazionali. Eppure un viaggio di oltre 70 anni è stato realizzato con importanti vantaggi e successi spesso dimenticati o sottovalutati e nonostante crisi e incertezze. I costi della “non Europa”, cioè dell’integrazione politica non ancora raggiunta con un’unione federale sono però molto alti. Tuttavia proprio la profonda crisi attuale rappresenta un momento storico per realizzare obiettivi fondamentali: l’unione energetica, quella fiscale creando un bilancio federale e una politica di sicurezza e di difesa europea (anche mediante la riconversione degli eserciti nazionali). Questi obiettivi dovrebbero essere raggiunti anche attraverso un’ormai improcrastinabile riforma dei Trattati da sottoporre ad un referendum europeo, tenendo conto dei lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa e della necessità di dotare il Parlamento europeo di pieni poteri di codecisione in tutte le materie e di eliminare il diritto di veto nel processo decisionale europeo introducendo il voto a maggioranza anche dove ancora non è previsto.

Per cercare di comprendere il percorso dell’integrazione europea e i suoi attori è necessario rafforzare a tutti i livelli l’educazione civica europea, la conoscenza degli eventi, delle idee, delle istituzioni, delle politiche e delle persone che hanno interagito e interagiscono in questo spazio pubblico nel quale si cerca di costruire un potere condiviso attraverso compromessi e accordi nell’ambito di un sistema di diritto e di un ordinamento democratico al fine di affrontare le sfide politiche, economiche, sociali e ambientali del nostro tempo.

Un’occasione di approfondimento sarà offerta dal Modulo Jean Monnet intitolato Europartiti, democrazia e società civile nell’Unione europea (Europarties, democracy and civil society in the European Union – EDCSEU) della Link Campus University di Roma, cofinanziato dall’Unione europea e aperto a tutti, che inizierà il 14 marzo 2022 con il sostegno del Cesue e di Euractiv Italia. Il Modulo analizzerà la storia e sviluppi degli europartiti (sono dieci quelli oggi riconosciuti come tali sulla base del regolamento europeo che li disciplina: Partito popolare europeo, Partito dei socialisti europei, Partito Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa, Partito verde europeo, Partito dei conservatori e dei riformisti europei, Partito Identità e democrazia, Partito della Sinistra europea, Alleanza libera europea, Partito democratico europeo, Movimento politico cristiano europeo) e della società civile europea (movimenti europeisti e federalisti, associazioni e network di associazioni, organizzazioni nongovernative ed enti territoriali coordinatisi a livello europeo ecc.), nonché il dibattito sulla democrazia e le riforme attuate e proposte fino ad oggi. Attraverso lezioni e incontri verrà proposto uno spazio di riflessione e confronto sul futuro dell’Europa a partire dal ruolo dei cittadini e di associazioni, movimenti e partiti nella costruzione della convivenza e delle istituzioni comuni, analizzando i diversi contributi che il variegato insieme di attori “democratici” hanno avanzato nel processo di integrazione europea. Un percorso per riconoscersi europei e cittadini del mondo interconnessi a vari livelli e uniti nella diversità nel tentativo di creare comunità di pace e condividere e proteggere beni comuni per il ben-essere di tutti.

Giorgio Grimaldi (Professore associato di Storia delle relazioni internazionali – Link Campus University)

 

Fonte: https://euractiv.it/section/futuro-delleuropa/opinion/il-parlamento-europeo-e-la-democrazia-alla-prova-dei-venti-di-guerra/

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